domenica 30 agosto 2015

Espresso notturno

Lo scompartimento è pieno: 
le valigie in basso incastro 
come i quadratini a Tetris 

e non posso fare a meno 
di sentire che il disastro 
è vicino, a pochi metri, 

e per quanto sia sereno 
non si scorge in cielo un astro: 
sono troppo sporchi i vetri. 

Il riflesso non compare; 
cambio lato. 

Ho una fitta in mezzo al petto, 
un bruciore proprio qui. 
Quando il controllore è là 

chiedo dandogli il biglietto 
se è in orario; dice: “Sì” 
ma lo so che non lo sa. 

Guardo gli altri e mi incuccetto, 
e mi chiedo chissà chi 
di quei cinque russerà. 

Chiudo gli occhi e penso al mare 
sconfinato. 

Piazza Principe, Bologna,
Rogoredo, Tiburtina: 
faccio il segno della croce 

e mi sento una carogna 
mentre il treno si trascina 
prima lento e poi veloce 

e mi dico: “Sogna, sogna 
di tornare!”. La mattina 
la scoperta è sempre atroce: 

è impossibile tornare 
nel passato.

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